Tre sono le direttrici di azione su cui si realizza ‘Rural Social ACT’: contatto con i lavoratori vittime di sfruttamento per favorire la loro emersione e il loro reinserimento nel mondo del lavoro; sensibilizzazione delle aziende sui danni del caporalato; sensibilizzazione dei cittadini per un acquisto consapevole di prodotti eticamente certificati.
Contrastare il caporalato attraverso la promozione dell’agricoltura sociale, creando nuovi processi di inclusione e reinserimento socio-lavorativo dei migranti attraverso una rete di collaborazioni integrate tra mondo agricolo, servizi sociosanitari, settore della formazione e dell’accoglienza. Questo è l’obiettivo di ‘Rural Social ACT’, seminario per il contrasto al caporalato promosso da Cia, che si è tenuto stamani presso la sede della Regione Toscana.
“Un fenomeno, quello del caporalato in agricoltura, che non può essere ignorato e che riguarda anche la nostra regione”, ha detto la vicepresidente Stefania Saccardi. In podcast l’intervista completa, a cura di Lorenzo Braccini.
Il seminario di inserisce nell’attuazione del progetto ‘Rural Social ACT’, finanziato dal fondo FAMI e dal Ministero del Lavoro per il contrasto del caporalato in agricoltura, di cui è capofila Cia-Agricoltori Italiani, in collaborazione con 30 partner, e che interessa tutte le regioni del Centro-Nord.
Stando anche alle ultime notizie di sfruttamento dei lavoratori agricoli, la Toscana non è esente da questo fenomeno. Il caporalato ha origini radicate a livello nazionale e deriva, spesso, dall’immigrazione. Il 4 maggio scorso, infatti, è emerso a Venturina (Grosseto), lo sfruttamento, di centinaia di braccianti pagati in nero 2,5 euro l’ora.
“In questo momento – ha sottolineato Valentino Berni, presidente Cia Toscana – le aziende agricole sono in forte difficoltà per trovare personale, c’è bisogno di lavoratori, addetti in agricoltura e negli agriturismi. Siamo ovviamente contro lo sfruttamento dei lavoratori e favorevoli a trovare persone qualificate, ma oggi sembra che non ci siano persone pronte a mettersi in gioco nel mondo del lavoro. C’è bisogno di tornare a lavorare nelle campagne, bisogna investire nella scuola, dare insegnamenti qualificati, tornare a fare stage ed esperienze di scuola-lavoro, importante per le aziende per capire se i ragazzi sono adatti, e per far comprendere ai ragazzi se l’agricoltura può essere la propria strada.”
“Le maggiori difficoltà – continua il presidente Cia – si riscontrano nelle aree più agricole, dove spesso dobbiamo ricorrere ai lavoratori stranieri che sono rimasti l’unica forza lavoro presente sul mercato. Ma il problema è che questi lavoratori spesso entrano in una filiera che rischia di non essere giusta ed equa. Dobbiamo lavorare in modo costruttivo con i centri dell’impiego, fare in modo che domanda ed offerta si incontrino al momento opportuno”.
Oltre alla vice presidente Saccardi, e al presidente di Cia Toscana Valentino Berni, sono intervenuti a ‘Rural Social ACT’, anche Claudio Guccinelli, coordinatore Hub Toscana; Guido Bassi, Pegaso Network Soc. Coop; Andrea Pagliai, Az. Agr. Olivart; Antonio Curti, dirigente area entrate contributive, vigilanza documentale ed ispettiva Inps regionale Toscana; Roberta Casini, sindaco Lucignano (Ar) e responsabile Agricoltura Anci Toscana; Roberto Scalacci, direttore regionale Agricoltura e sviluppo rurale. Conclusioni a cura di Cinzia Pagni, presidente ASeS – Agricoltori solidarietà e sviluppo. Modera Ilaria Signoriello, coordinatrice scientifica Rural social Act.