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Cgia Mestre: diminuisce in Toscana l’economia sommersa e l’evasione

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La fotografia scattata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) sull’economia sommersa. Solo in Toscana – riferisce l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese – diminuisce di circa 950 milioni. Il quadro, in controtendenza rispetto ai dati ISTAT 2022, è stato elaborato nell’ambito di un’ indagine effettuata a livello nazionale sulla base degli ultimi dati disponibili riferiti al 2021, che in Italia toccano i 201,6 miliardi di euro, con una incidenza percentuale sul Pil del 10,1%, contro i 195 del 2019, che incidevano sul Pil per il 10,8%.

La Toscana, l’Italia in generale, fa passi avanti nella lotta alla dimensione dell’economia cosiddetta “non osservata”, quella dei redditi non dichiarati, del lavoro nero e irregolare e delle altre attività non dichiarate. Lo dichiara, in netta controtendenza con gli ultimi rilievi Istat 2022, la Cgia di Mestre (Venezia) che spiega come, ad eccezione del Molise, in valore assoluto le contrazioni più importanti hanno riguardato il Lazio, con -2,2 miliardi, la Lombardia con -1,9 miliardi, la Campania con -1 miliardo e la nostra regione con -943 milioni di euro. Ci sono due unità di misura per valutare il peso dell’economia non osservata, in valore assoluto o in percentuali sul valore aggiunto regionale. Per la prima modalità, il fenomeno si concentra nelle regioni settentrionali che tendenzialmente hanno un maggior numero di abitanti e un livello di ricchezza prodotta superiore alla media.

L’impatto più elevato si registra così in Lombardia, con 31,3 miliardi. Segue il Lazio con 20,9, la Campania con 18, il Veneto con 15 e l’Emilia Romagna con 14,8. Per incidenza di questa piaga sociale ed economica sul Pil regionale, la realtà più investita è la Calabria con il 19,2%. Seguono la Campania con il 18%, la Puglia con il 17,6%, la Sicilia con il 17,3%, la Sardegna e il Molise con il 16,3% ciascuna. Anche la stima dell’evasione fiscale, intesa come imposte, tasse e contributi non pagati, è in calo. Secondo i dati del Mef, nel 2021 (ultimo dato disponibile) è scesa a 82,4 miliardi, di cui 72 riconducibili alle entrate tributarie e 10,4 ai contributi. Il dato complessivo rispetto al 2019 è diminuito di ben 17,8 miliardi (-17,8%).

Gli strumenti che hanno assicurato questi ottimi risultati, per la Cgia sono in primo luogo l’applicazione della cosiddetta compliance; in secondo luogo l’introduzione della fatturazione elettronica e l’obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi; in terzo luogo gli effetti dello split payment in capo a chi lavora con la Pubblica Amministrazione e del reverse charge per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni. “Per contrastare maggiormente l’evasione – sottolinea l’associazione artigiana – bisogna continuare nella diminuzione del carico fiscale complessivo, ed essere inflessibili con chi è completamente sconosciuto al fisco. Ovviamente, bisogna essere altrettanto decisi nei confronti di coloro che, sebbene ‘targati’, fanno i furbi.

Tutto questo, comunque, senza essere costretti ad inasprire la disciplina penale tributaria con l’intento giustizialista di gettare in galera gli evasori e buttare la chiave. Nel frattempo, riteniamo che per ridurre l’infedeltà fiscale e allinearci agli standard dei paesi europei sia auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza. Garantendo, allo stesso tempo – conclude la nota – un gettito sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e per aiutare chi si trova in difficoltà”.

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