Sono sei le misure di custodia cautelare in corso di esecuzione per un’inchiesta su un presunto traffico di rifiuti tessili prodotti da manifatture delle province di Prato e Pistoia.
L’operazione è nata da un’indagine avviata dalla polizia municipale di Prato sulla gestione degli scarti tessili prodotti da alcune ditte di confezioni di abbigliamento, dalla quale sarebbe emerso non solo che gli incaricati del ritiro non erano iscritti all’Albo nazionale dei gestori ambientali, ma, come spiega una nota del Comune di Prato, ci sarebbe stata “una vera e propria organizzazione dedita alla gestione illecita di rifiuti anche a scapito dei titolari delle aziende che sostenevano comunque dei costi per il regolare smaltimento degli stessi”.
L’indagine ha svelato come operavano i finti gestori ambientali: i sacchi neri, contenenti gli scarti tessili, erano conferiti in impianti di recupero fittizi, dove, invece di essere sottoposti ai trattamenti previsti dalla legge, venivano semplicemente privati dell’involucro originario, oppure pressati per ottimizzare la successiva fase di trasporto; gli stessi potevano poi finire anche abbandonati in capannoni in disuso, in varie regioni del Nord e centro Italia, all’insaputa molte volte dei proprietari degli immobili: a quest’ultimi veniva pagata solo una prima rata del contratto di locazione trovandosi poi alle prese con soggetti ‘fantasma’ e magazzini stracolmi di rifiuti.
Destinatari dei provvedimenti cautelari sono 6 imprenditori, di cui uno in carcere mentre i restanti cinque ai domiciliari, mentre risultano indagate altre 10 persone. Le indagini sono state coordinate dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e dal pm della Dda fiorentina Leopoldo De Gregorio e condotte dalla polizia municipale di Prato insieme alla polizia provinciale della sezione di pg, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane di Livorno e la polizia provinciale della CittĂ Metropolitana di Cagliari, ed hanno interessato il territorio pratese, la provincia di Pistoia, Rovigo, Mantova e Reggio Emilia.