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Rifiuti: truffa da 4 milioni alla Regione Toscana, “bambini? Che muoiano”

“Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale, che muoiano”. Così uno degli indagati nell’inchiesta della Dda di Firenze per traffico illecito di rifiuti, che oggi ha portato all’arresto di sei persone, parlando dei rischi di stoccare abusivamente rifiuti pericolosi in una discarica situata vicino a una scuola. “Non mi importa nulla dei bambini che si sentono male – prosegue l’uomo senza sapere di essere intercettato -, io li scaricherei in mezzo alla strada i rifiuti”.

Le indagini, partite nel 2015, hanno coinvolto circa 150 carabinieri hanno portato agli arresti e al sequestro dei beni di due aziende del settore dei rifiuti

Sei persone sono state arrestate dai carabinieri forestali, in esecuzione di una misura di custodia cautelare ai domiciliari disposta dal gip su richiesta della Dda fiorentina, nell’ambito di un’inchiesta per traffico illecito di rifiuti. Ai domiciliari sono finiti: Emiliano Lonzi, gestoredi fatto della Lonzi metalli srl e della Rari srl; StefanoFulceri, responsabile del piazzale rifiuti della Lonzi Metalli; Marco Palandri, collaboratore e gestore della Rari; Anna Mancini, dipendente e funzionaria amministrativa della Rari; Stefano Lena, responsabile del piazzale Rari srl e AlessandroBertini, collaboratore della Fbn srl di Prato.

I reati contestati sono traffico di rifiuti, associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni della Regione Toscana, quantificata in circa 4 milioni di euro. Una parte consistente degli scarti tossici pericolosi al centro dell’inchiesta arrivava nelle discariche del Livornese da una ditta di Prato, la Fbn srl, specializzata nel trattamento dei rifiuti.

I militari stanno perquisendo le abitazione, sedi legali e discariche di persone fisiche e società operanti nel settore dei rifiuti, procedendo al sequestro di documenti e materiale informatico. Nell’operazione sono coinvolti circa 150 carabinieri del comando per la tutela forestale in servizio in Toscana e nella provincia di Chieti, Cuneo, Bologna e La Spezia.

In provincia di Livorno è stato inoltre eseguito il decreto del giudice per le indagini preliminari fiorentino, di sequestro preventivo di tutti i beni aziendali di due importanti società operanti nel settore.

L’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, oltre ad aver applicato le misure cautelari coercitive, ha disposto l’interdizione per un anno da qualsiasi attività professionale inerente il settore dei rifiuti per altri cinque indagati che attualmente rivestono cariche apicali presso importanti impianti di trattamento, discariche e società di trasporto rifiuti.

L’attività d’indagine, iniziata dall’ex corpo forestale dello Stato nel marzo 2015 per conto della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, è stata coordinata dal dottor Ettore Squillace Greco,  procuratore capo di Livorno, ora affiancato dal Dottor Giulio Monferini e si è svolta con collegamento di indagini tra le procure di Firenze e di Livorno. Per il procuratore capo di Livorno, il modus operandi adottato dal’organizzazione criminale ha molti punti di contatto con quello di stampo camorrista: “Siamo di fronte a un gruppo che commetteva il maggior numero di reati in questa materia – ha affermato -. Si tratta di episodi che non hanno nulla a che fare con la Camorra, ma un certo modo di gestire e trattare i rifiuti è significativo”.

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