Giovanni Sutera, siciliano di 60 anni, fu condannato all’ergastolo per l’omicidio del gioielliere Vittorio Grassi, ucciso in una rapina a Firenze nel 1982, e per quello di mafia della 17enne Graziella Campagna, uccisa a Villafranca Tirrena (Messina) nel 1985 col boss Gerlando Alberti jr di cui era guardaspalle.
Giovanni Sutera è tra gli arrestati del 27 marzo scorso in un’inchiesta della Dda di Firenze per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Dopo la condanna definitiva all’ergastolo, Sutera ha fruito di permessi premio, semilibertà e anche una fase di sospensione della pena per motivi di salute, finché nel 2015 ha ottenuto la libertà condizionata. Ma ora Il tribunale di sorveglianza di Firenze ha revocato la misura della ‘liberazione condizionale’ e torna a scontare l’ergastolo in carcere, qualunque sia l’esito della nuova inchiesta che lo riguarda. Il tribunale di sorveglianza ha revocato la misura attenuata sia per i reati ipotizzati dalla Dda sia rilevando la trasgressione a prescrizioni come il divieto di frequentare pregiudicati.
Nel revocare la libertà vigilata a Giovanni Sutera, il tribunale di sorveglianza di Firenze ha sottolineato i suoi reiterati contatti e frequentazioni con pregiudicati, citando in particolare due nominativi: il fratello Renato Sutera, considerato il referente dell’associazione a delinquere scoperta dalla Dda di Firenze, e Massimiliano Marconi, indagato in concorso con Giovanni Sutera nel reato di intestazione fittizia di beni relativamente alla società di gestione commerciale del noto bar nel centro storico di Firenze ‘Curtatone’. Tale trasgressione viene valutata dai giudici di sorveglianza di “gravità tale da risultare incompatibile con il mantenimento” della libertà condizionata “trattandosi di condotte sintomatiche dell’assenza di un effettivo ravvedimento da parte di Sutera”. Anche il fatto che Giovanni Sutera sia stato arrestato con gravi indizi di colpevolezza mostrano “un grado di pericolosità sociale oggettivamente incompatibile con la prosecuzione dell’espiazione della pena in regime extramurario”. Per l’omicidio dell’orefice Vittorio Grassi, Giovanni Sutera fu condannato a 25 anni. Per quello di Graziella Campagna, dopo 24 anni di processi, ebbe la condanna all’ergastolo. Graziella Campagna fu uccisa a colpi di lupara il 12 dicembre 1985. Lavorava come commessa in una lavanderia e la sua ‘colpa’ fu di aver trovato in un paio di pantaloni che stava stirando un’agendina sotto falso nome del boss latitante Gerlando Alberti junior, il quale decise di ucciderla per eliminare una testimone e per questo si fece coadiuvare da Sutera.