Sab 23 Nov 2024
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Turbativa d’asta: giudice Pisa, ministro chiede sospensione

Il ministro della giustizia Andrea Orlando ha chiesto al Csm di sospendere dalle funzioni e dallo stipendio il giudice Roberto Bufo, arrestato ieri con l’accusa di far parte di un sodalizio criminoso che pilotava le aste al tribunale della città toscana. La sospensione costituisce un atto dovuto tutte le volte che un magistrato viene sottoposto a misure cautelari.

Le aste pilotate del tribunale di Pisa andavano avanti da anni, già da prima dal 2016. E ciò sarebbe avvenuto grazie a un sodalizio criminoso costituito dal giudice in servizio nella città toscana, da un commercialista e sua figlia, da un consulente tecnico d’ufficio e da un avvocato compiacente. Un’associazione a delinquere, secondo l’accusa, dove tutti i ruoli erano ben definiti e che serviva anche a distrarre fondi degli assi ereditari destinati invece allo Stato.

I carabinieri di Massa (Massa Carrara), coordinati dalla procura di Genova, hanno eseguito ieri le 7 ordinanze di custodia cautelare (quattro delle quali in carcere): in cella sono finiti Roberto Bufo, già pubblico ministero a Massa e  giudice in servizio a Pisa, il commercialista carrarese Roberto Ferrandi (indagato anche per un filone rimasto a Massa) e la figlia Francesca, avvocato a Pisa dove le venivano assegnate curatele e amministrazioni di sostegno, e il giudice di pace in pensione e ora avvocato presso il foro di Pisa Oberto Cecchetti, residente in provincia di Roma.

L’indagine della procura ligure ha poi letteralmente decapitato l’istituto di vendite giudiziarie di Pisa: il direttore Virgilio Luvisotti, ex consigliere regionale di An (poi nel Gruppo Misto), è finito agli arresti domiciliari insieme al suo braccio destro, Giovanni Avino. Domiciliari anche per l’architetto di Pontedera (Pisa), Luca Paglianti, dipendente della Provincia e Ctu per il Tribunale pisano. Le accuse per Bufo, i Ferrandi, Cecchetti e Paglianti sono di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, alla turbativa d’asta, al peculato e al falso in atto pubblico. Mentre Luvisotti e Avino devono rispondere di corruzione in concorso. Gli investigatori hanno ricostruito che Bufo avrebbe conferito alla figlia di Ferrandi, delegato alle vendite giudiziarie, diversi incarichi di curatela delle eredità giacenti e di amministrazione di sostegno in modo da aggiudicarsi, tramite prestanome, immobili e terreni venduti all’asta a Massa. Il magistrato, sfruttando il proprio ufficio pubblico e coordinando l’attività di altri professionisti che gestivano i beni, avrebbe favorito anche l’appropriazione di somme di denaro che dovevano essere restituite all’erario. In una circostanza il giudice avrebbe ottenuto anche una Mercedes Glk usata (valore di mercato 12 mila euro e sequestrata stamani al momento dell’arresto) da Luvisotti e Avino affinché assegnasse all’Ivg di Pisa incarichi di custodia e di vendita di un maxi yacht la cui base d’asta sfiorava i 4 milioni di euro. In quella circostanza i vertici dell’istituto avrebbero anche incassato circa 300 mila euro di provvigioni per indennità di sosta del bene custodito.

L’indagine, corredata anche da intercettazioni ambientali e telefoniche, ha ricostruito presunte irregolarità commesse dall’aprile 2016 a oggi e le perquisizioni eseguite presso uffici e domicili degli indagati hanno permesso di sequestrare un’ingente documentazione probatori e di acquisire “tutti gli hardware e i software in uso agli arrestati”.

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