Mar 5 Nov 2024
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ToscanaCronacaUccide ladro, Bonafè: "Dare pistola a tutti non è soluzione"

Uccide ladro, Bonafè: “Dare pistola a tutti non è soluzione”

“Esprimo sempre solidarietà a chi subisce furti, ma non festeggio mai la morte di una persona. Salvini, invece di abbandonare gli italiani costringendoli ad armarsi, garantisca la sicurezza. A Firenze aspettiamo ancora 250 agenti e non crediamo alla giustizia fai da te”. Lo scrive su twitter il sindaco di Firenze Dario Nardella

“Dare una pistola a tutti e a tutte non penso sia la risposta al giusto bisogno di sicurezza dei cittadini e allo stesso tempo si smetta di gettare benzina sul fuoco della paura”. Lo afferma l’eurodeputata Pd, e segretaria del partito toscano, Simona Bonafè in merito ai fatti di San Savino (Arezzo).

“Chi ricopre incarichi istituzionali e governativi lasci la propaganda e metta in campo soluzioni concrete, perché fino a prova contraria l’ordine pubblico e la sicurezza dipendono dal ministero dell’Interno” continua l’eurodeputata Bonafè.

“Quanto successo – aggiunge Bonafè -, costringe a prendere atto che quando una persona ricorre a un’arma per difendersi da sola, dopo aver subito 38 furti, significa che né la giustizia, né la sicurezza hanno funzionato. E quindi ne usciamo tutti sconfitti: istituzioni e cittadini. E proprio per questo credo che chi è al governo dovrebbe avere come primo obiettivo – conclude Bonafè – quello di dotare di uomini e mezzi le forze dell’ordine, incrementando anche i pattugliamenti notturni, e fornire al sistema giudiziario gli strumenti necessari perché funzioni davvero, attraverso la certezza della pena per chi delinque”.

“C’è un morto e c’è una persona che dichiara di avere subito ben 38 furti. Io penso che sia un fallimento dello Stato non riuscire a fare giustizia e a individuare i responsabili delle rapine. Resto impressionato da un ministro dell’Interno che usa una tragedia per ragioni di consenso, quando invece dovrebbe riflettere e cercare soluzioni ai problemi che sono all’origine di questa tragedia”. Lo afferma il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.

“In generale diffondere l’uso delle armi, come si sta cercando di fare – aggiunge Rossi -, e lasciare intendere che è giusto uccidere chiunque violi un domicilio, è una politica criminale che porterà il Paese alla rovina e aumenterà il numero di morti, comprese le vittime innocenti”.
Per il governatore, “la giustizia fai da te è incompatibile con il nostro ordinamento. L’unico senso della telefonata di un ministro sarebbe dovuto essere quello dell’ammissione del fallimento dello Stato. Ora toccherà alla magistratura stabilire cosa è accaduto. Non spetta ai politici e ai rappresentanti delle istituzioni stabilire se una difesa è legittima e se e quando è giusto uccidere”.

“Quanto al controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine – conclude Rossi -, il titolare del Viminale, e vicepresidente del Consiglio, smetta di fare i soliti annunci generici e roboanti. Ricordo ancora una volta che le forze dell’ordine in Toscana sono sotto organico di centinaia di unità.”

“La telefonata del ministro Salvini doveva essere di scuse perché lo Stato non è riuscito a fare giustizia secondo le regole e le leggi. Invece è un incitamento aberrante alla violenza per favorire i propri disegni politici, che porteranno a più armi e più morti, anche innocenti. Un’infamia alla quale reagire con sdegno perché così si porta l’Italia alla rovina”. Lo scrive sempre il presidente della Toscana, su Facebook, Enrico Rossi.

Di fronte a un dramma come quello di Monte San Savino si continua da parte di chi ci governa a usare slogan e demagogia e non a prendere misure concrete per garantire più sicurezza ai cittadini. Servono più agenti delle forze dell’ordine e serve garantire la certezza della pena.
Servono atti, risorse, assunzioni e non vuote parole”. Lo afferma il deputato fiorentino Gabriele Toccafondi.


“Basta fare propaganda sull’esasperazione delle persone. Hanno fatto un decreto sicurezza, una legge di bilancio, un decreto sulla giustizia eppure – spiega Toccafondi – non sono riusciti a trovare in nessuno di questi provvedimenti risorse vere per aumentare il personale delle forze ordine e per dare agli operatori della giustizia i mezzi per garantire la certezza della pena. Sono gli stessi sindacati della polizia a ricordare che gli agenti sono pochi”.

“E’ tempo – conclude – che chi governa si assuma le proprie responsabilità e che cominci a dare risposte vere e non più slogan.”

 

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