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🎧 Uffizi riportano Dante nel castello di Poppi

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🎧 Uffizi riportano Dante nel castello di Poppi
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Poppi, gli Uffizi riportano Dante nel castello dove scrisse parte della divina commedia, nella rocca medievale dei Conti Guidi a Poppi in Casentino, fino al 30 novembre, opere d’arte dedicate a Inferno, Purgatorio e Paradiso: è la prima mostra di Terre degli Uffizi, progetto espositivo delle Gallerie e della Fondazione CR Firenze.

Un omaggio d’arte, con opere delle Gallerie degli Uffizi, all’Alighieri esule da Firenze, nella terra che per prima lo accolse nel suo esilio, il Casentino.  È con la mostra “Nel Segno di Dante. Il Casentino nella Commedia” promossa e organizzata dal Comune di Poppi, accolta nel castello dei conti Guidi – luogo nel quale egli scrisse una parte della Divina Commedia – che si apre concretamente il programma espositivo ‘Terre degli Uffizi’, ideato e realizzato dal celebre museo fiorentino insieme alla Fondazione CR Firenze, all’interno dei rispettivi progetti Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei.

In podcast l’intervista al sindaco di Poppi Carlo Toni, a cura di Gimmy Tranquillo.

In questo anno, dedicato alle celebrazioni dantesche, il Casentino si presenta come luogo perfetto per rendere onore al poeta fuggitivo. La presenza di Dante aleggia tuttora in Casentino, i cui luoghi evocano, a partire dal loro paesaggio di colline, selve e ruscelli, la forma ‘classica’ dell’itinerario del viandante medievale; o, come nel caso di Dante, non viandante semplice ma anche fuggiasco in cerca di ospitalità e protezione. L’Alighieri, andando in Casentino, sperava in un ritorno in patria che non avvenne mai. I signori di queste terre furono onorati di averlo ospite: la mostra illustra, prima di tutto sul piano dei fatti storici, cosa avvenne e perché. In tempi moderni poi, le terre del Casentino custodirono volentieri memoria del passaggio di Dante, tanto che in pieno revival del Medioevo, vennero raggiunte da viaggiatori stranieri che le percorsero, come il catalogo della mostra racconta, lasciando diari e memorie.

Le opere dell’esposizione sono state scelte in relazione alle tre Cantiche della Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso; quelle provenienti dagli Uffizi testimoniano l’amore per il poema dantesco nel corso della storia. Ne è prova l’opera principale della mostra, il grande dipinto ottocentesco acquistato dalle Gallerie lo scorso anno in occasione del primo Dantedì, Francesca da Rimini nell’Inferno dantesco (1810), del romantico Nicola Monti, così come i pastelli di Beatrice Ancillotti Goretti (Sposalizio di San Francesco con la Povertà, 1903). Ma anche quattro disegni cinquecenteschi della Commedia di Federico Zuccari, marchigiano trapiantato a Firenze e scelto per portare a termine gli affreschi della cupola di santa Maria del Fiore, rimasti incompiuti alla morte di Vasari.

Nel momento in cui Dante vi si rifugiò, a Poppi e in Casentino trovò accoglienza e onori, proprio mentre in patria veniva condannato a morte addirittura in contumacia. Ben prima che Firenze riabilitasse il suo “onorevole cittadino” (lo farà Giotto dipingendo il suo ritratto nella cappella del Bargello), il Casentino invece lo aveva accettato, cogliendo anche l’occasione di una rivalsa sulla città del Giglio. Le riflessioni e i temi concentrati nel catalogo della mostra, ad opera di studiosi vari e di diversi ambiti, raccontano come la figura di Dante abbia veramente pervaso la storia del territorio e contribuiscono a rivelare il ruolo di primo piano del Casentino nella vicenda umana e culturale del Sommo Poeta.

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