Uffizi, un tris di nuove sale racconta l’originalità di Andrea Del Sarto, fra Bartolomeo e dei pittori fiorentini del primo Cinquecento. Al secondo piano della Galleria, raccolta intorno al capolavoro La Madonna delle Arpie, una selezione di oltre 20 dipinti tratteggia la maestria poliedrica della scuola toscana che aprì la strada alla ‘maniera moderna’, al genio di Raffaello e alla fase più matura del Rinascimento.
Lo aveva anticipato ad Agosto, il direttore degli Uffizi, Simone Verde, che il secondo piano delle Gallerie sarebbe arrivato ad essere un racconto di piccoli universi paralleli nelle quali il visitatore viene ‘assalito’ dalla visione estetica degli autori rappresentati. E ha mantenuto la promessa. La prima di queste ‘isole’ nasce oggi a fianco della sala di Michelangelo, Leonardo e Raffaello, ed è dedicata ad Andrea del Sarto, un tris di nuove sale ricche di capolavori, per squadernare la poliedrica maestria di Andrea del Sarto, Fra Bartolomeo e la cerchia di pittori attivi a Firenze nel primo ventennio del Cinquecento. Gli spazi inaugurati oggi, nei quali sono accolte 25 opere, si trovano alla fine del Terzo Corridoio e ne concludono, cronologicamente, la narrazione storico-pittorica.
La Visione di san Bernardo, eseguita nei primissimi anni del Cinquecento, ci accoglie per prima ed è posta in dialogo con la Visitazione di Mariotto Albertinelli che è posizionata di fronte. La stanza successiva è dedicata interamente ad Andrea del Sarto, massimo protagonista della scena fiorentina del secondo e terzo decennio del secolo fino alla morte, avvenuta nel 1530. Qui sono raccolte le sue opere di grandi dimensioni, destinate originariamente ad altari di chiese e confraternite, che illustrano praticamente ogni fase dell’attività del pittore. Baricentro della sala è la monumentale Madonna delle Arpie, che occupa la parete di fondo. L’ultimo ambiente, alla fine del Corridoio, è concepito per restituire l’idea di quanto fosse variegato e all’avanguardia il panorama artistico della città nei primi due decenni del secolo.
Il pubblico potrà ammirare le opere di Franciabigio, grande amico di Andrea del Sarto, col quale collaborò in più occasioni. Tra le novità del nuovo allestimento, come ha sottolineato la curatrice Anna Bisceglia, ha poi particolare rilievo la scelta di riunire insieme quattro pannelli che facevano parte della Camera Borgherini, cioè un ciclo di pitture progettate per servire da decorazione agli arredi e alle pareti di una stanza da letto matrimoniale allestita nel palazzo della famiglia Borgherini, potenti banchieri fiorentini. Un colpo d’occhio che restituisce la ricchezza che Firenze seppe esprimere in quell’epoca sul fronte artistico.
Di questo insieme, al quale lavorarono Andrea del Sarto, Pontormo, Francesco Granacci ed altri e che comprendeva letto, spalliere, seggiole, cassoni, sopravvivono oggi quindici tavole di diverse dimensioni, suddivise tra National Gallery di Londra, Galleria Borghese di Roma, Galleria degli Uffizi e Galleria Palatina. Da oggi i dipinti degli Uffizi e della Palatina tornano insieme per mostrarne, sia pur solo in parte, l’aspetto complessivo originario, oltre che per esaltarne l’importanza nella pittura fiorentina del tempo.
Il direttore Simone Verde: “Queste tre nuove sale permettono di contestualizzare le sale Leonardo, Michelangelo e Raffaello al secondo piano della Galleria, ricostruendo la ricchezza e la vivacità della pittura fiorentina del primo ventennio del Cinquecento, per mostrare plasticamente quanto l’eccelso esempio di da Vinci, Buonarroti e Sanzio abbia ispirato e guidato nel loro esercizio creativo e stilistico gli artisti toscani agli albori del Sedicesimo secolo. Quelli esposti negli spazi inaugurati oggi sono tutti veri e propri maestri, capaci di esprimere, ciascuno secondo la propria personalità, un ingegno pittorico notevolissimo, oltre che di fondamentale importanza per la storia dell’arte”.
La curatrice della Pittura del Cinquecento Anna Bisceglia: “In questo allestimento abbiamo inteso restituire, in un solo colpo d’occhio, e in una sequenza organica, quale ricchezza numerica e qualitativa Firenze seppe esprimere attraverso i molti artisti che si mossero in quel ventennio così straordinario sul fronte artistico. Abbiamo spiegato come nei primissimi anni del secolo Fra Bartolomeo abbia saputo dare una dimensione più monumentale e classica alla tradizione precedente, e come Andrea del Sarto abbia colto quell’esempio e quello di Michelangelo, Raffaello e Leonardo per la sua pittura perfetta ed equilibrata, tale che Vasari lo definì ‘il pittore senza errori’. E, accanto a loro, ci furono altri pittori non meno importanti che seppero sfruttare la lezione e gli esempi di Michelangelo e Raffaello ciascuno proponendo una visione personale nella rappresentazione della figura umana, delle emozioni, del sacro, o delle storie antiche”.