La chiusura degli Uffizi dello scorso 31 ottobre continua a far discutere, ma per il segretario generale Uilpa Toscana, Massimo Schembri, si tratta di una polemica strumentale.
“Riteniamo francamente strumentale e fine a sé stessa la polemica che si è innescata sulla non apertura degli Uffizi lo scorso lunedì 31 ottobre. Come sempre la politica dimentica o fa finta di non ricordare il grido di allarme che da molti anni ormai lanciamo come Uilpa sulla situazione disastrosa del ministero della Cultura e in particolare sulle difficoltà a mantenere gli attuali livelli di apertura di musei come Uffizi, Accademia e in generale garantire un’apertura degna di tutti gli altri musei, le aree archeologiche senza dimenticare gli archivi e le biblioteche”. Così Massimo Schembri, segretario generale Uilpa Toscana.
“Forse – aggiunge in una nota – il ministro Sangiuliano dovrebbe sapere che un museo non è un semplice ufficio dove basta aprire una porta per fare entrare il pubblico. Molteplici sono gli aspetti legati alla sicurezza delle cose e delle persone soprattutto e tutto questo è legato strettamente al personale che ne garantisce l’accoglienza, la vigilanza e la fruizione stessa di un museo. Il personale del ministero della cultura è al di sotto del 50% dell’organico previsto“.
Schembri chiede quindi al ministro della Cultura di far sentire “la propria voce all’interno del Consiglio dei ministri e acceleri entro dicembre l’assunzione di tutti gli idonei del recente concorso del personale di vigilanza; si attivi per sbloccare tutti i concorsi che riguardano le professionalità tecnico scientifiche e il personale amministrativo che ancora attendono la pubblicazione dei bandi. Si faccia promotore di una norma che consenta la stabilizzazione del personale Ales all’interno dei ruoli del ministero consentendo di fatto un risparmio del 40% sui conti dello Stato”.
Anche i coordinatori nazionali del ministero della Cultura di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, Claudio Meloni, Giuseppe Nolè, Valentina Di Stefano e Federico Trastulli, commentano in una nota le dichiarazioni del ministro Gennaro Sangiuliano. “A fronte delle prime dichiarazioni programmatiche della nuova dirigenza politica del ministero della Cultura vogliamo replicare che, a nostro avviso, bisognerebbe partire dalle priorità dettate dalla grave crisi organizzativa che attraversa in modo strutturale tutti i cicli lavorativi interni di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Non ci pare sufficiente in questo senso intervenire su chiusure dei musei, quando il problema, a nostro avviso è la gravissima crisi occupazionale esistente nel ministero, che ha ridotto della metà il personale interno e aumentato a dismisura il ricorso alle esternalizzazioni produttive utilizzate come strumento principe per affrontare le emergenze”.
Proseguono: “Non basta determinare un rapporto tra i livelli di fruizione del patrimonio culturale e l’aumento del PIL quando ancora non c’è un livello sufficiente di fruizione del patrimonio diffuso, e non solo dei siti a grande attrattività turistica, che continua a scontare insufficienti risorse e mancanza di adeguate infrastrutture, e quando si sconta un declino apparentemente inarrestabile dei settori dedicati alla tutela ed alla conservazione del patrimonio culturale, che sono e rimangono i veri motori della fruizione”.
“Queste – specificano – sono le priorità che a nostro avviso vanno affrontate da subito, in un contesto in cui comunque, grazie agli accordi di produttività troppo spesso ostacolati dagli organi di controllo, si garantiscono gli orari di apertura dei luoghi della cultura più ampi a livello internazionale. Occorre, vale la pena di ribadirlo, un piano di assunzioni straordinarie che si ponga l’obiettivo della piena occupazione, una revisione dei fabbisogni professionali che consenta alle organizzazioni degli uffici di camminare sulle proprie gambe, rafforzare la capacità amministrativa di spesa, che registra livelli desolanti rispetto agli investimenti previsti, individuare controlli qualitativi sulla spesa, attualmente inesistenti, intervenire con meccanismi regolatori del mercato del lavoro connesso ai beni culturali, combattendo precarietà, sfruttamento e dumping salariale“.