La rubrica a cura di Domenico Guarino va in onda tutte le mattine alle 8.10 nella trasmissione 30 Minuti su Controradio. Per leggere ed ascoltare tutti i ‘caffè’ vai QUI
E così, tutto sembra tornare al punto di partenza. tra la popolazione civile, decine di risoluzioni ONU, migliaia di progetti umanitari. La storia torna al punto di partenza, e sembra una resa, un deja vu. Un tragico scherzo beffardo, O se preferite, un nuovo buco nero.
Il conto che arriva sul tavolo dell’Occidente distratto.
Dopo quasi vent’anni di guerra, in Afghanistan i talebani sentono di essere vicini alla vittoria ed escono allo scoperto con la parata simbolica che ha accompagnato il governatore ombra della provincia di Logar, nell’Est del Paese, che ora vuole tornare al potere dopo il ritiro americano, che secondo un tweet di Donald Trump sarà completato entro Natale. Del resto l’accordo siglato a Doha nello scorso febbraio parla chiaro: i talebani torneranno ad essere la spina dorsale del Paese.
In realtà, dal controllo del Paese -in maniera diretta ed indiretta attraverso la diplomazia o le bombe- i talebani , quelli del Burka e della segregazione femminile, quelli di al Queda, e del terrorismo sanguinario, quelli della lotta iconoclasta e dell’-islam più radicale, al governo hanno sempre partecipato. Nonostante la farsa messa in piedi dall’Occidente.
Dopo 20 anni, la strategia delle ‘guerre per esportare la democrazia’ (così erano chiamate), finisce dunque miseramente, lasciando conflitti irrisolti e dubbi sul futuro. Cosa prenderà il posto del vuoto che si è cerato (in Afghanistan, come Siria, come nei Paesi delle cosiddette primavere Arabe, a partire dalla Libia?) E’ ancora presto da vedere. Comunque si volta pagina. Oggi, in epoca covid, anche la questione dei diritti umani, in nome dei quali siamo stato chiamati alla armi sembra perdere senso. Altre priorità. Altra guerra. Altro giro di giostra. Con un’unica certezza: la guerra i problemi non li risolve mai. E molto spesso li complica.
DG