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Università di Firenze, boom immatricolazioni +12,8%

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© Imagoeconomica

L’ateneo ha registrato il doppio delle immatricolazioni rispetto al dato nazionale, che si è fermato a + 6%. Le facoltà dell’Università di Firenze con più iscritti sono state Scienze matematiche, fisiche e naturali, Ingegneria, Scienze politiche e Agraria

Nell’anno della pandemia mentre si temeva un tracollo delle iscrizioni, l’Università di Firenze segna un + 12,8% rispetto al 2019. Un aumento record delle matricole: si tratta di 10.187 nuovi studenti e studentesse.

«Eravamo molto preoccupati che la pandemia potesse scoraggiare i ragazzi — afferma il rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei — . E invece, la voglia di studiare, di mettersi in gioco e costruire il proprio futuro, non si è spenta». Se il salto in avanti è stato registrato in tutta Italia (la media nazionale degli immatricolati si assesta sul + 6%), il dato di Firenze fa riflettere: «Abbiamo avuto un incremento abbastanza uniforme in tutte le facoltà, anche a crescere di più sono state Scienze matematiche, fisiche e naturali, Ingegneria, Scienze politiche e Agraria — rivela Dei — . Le ragioni di questa impennata non le sappiamo neppure noi. Una possibile spiegazione è che la situazione di difficoltà abbia incentivato un ritorno allo studio universitario, come se la cultura e la conoscenza rappresentassero nuovamente delle molle per risolvere i problemi. Un’altra motivazione può essere proprio la didattica mista ( in presenza e a distanza), che magari ha reso l’impatto con l’università meno traumatico, offrendo ai ragazzi nuovi strumenti di fruizione ».

È stato un aumento record delle matricole dell’Università di Firenze con numeri che non si vedevano dal 2003. « Il + 12,8% riguarda le preimmatricolazioni — specifica il rettore — . Comprende cioè tutti gli studenti che hanno seguito le lezioni. Tra di loro ce ne sono alcuni ( circa 700) che non hanno ancora perfezionato l’immatricolazione con il pagamento della retta. Affinché gli esami siano validi e vengano registrati nel libretto è un passaggio necessario e proprio in questi giorni li stiamo contattando. L’augurio, ovviamente, è che tutti possano confermare la loro scelta».

Cifre così positive obbligano però a chiedersi in quanti, effettivamente, proseguiranno il percorso. Se le università generaliste, a differenza delle scuole d’eccellenza come Normale e Sant’Anna, non hanno rilevato il calo di iscritti provenienti da famiglie meno agiate o acculturate e neppure l’inceppamento dell’ascensore sociale, i temi dell’abbandono scolastico o dell’allungamento dei tempi per conseguire il titolo, restano in primo piano.

«Nel 2016 i laureati regolari erano il 39,7% del totale, mentre nel 2020 si è arrivati al 45,8% — fa sapere Dei spiegando l’aumento record delle matricole — . Anche la percentuale dei fuoricorso è diminuita, così come gli abbandoni. Tuttavia occorre continuare a lavorare su questo fronte e l’obiettivo è far sì che sempre meno ragazzi rinuncino agli studi».

Tra le azioni più efficaci c’è il reclutamento dei tutor, perlopiù studenti neolaureati che sostengono i colleghi più giovani. Attualmente ce ne sono 94 che si dedicano all’orientamento e che hanno il compito di parlare con le matricole e capire i loro interessi, e 302 che fanno riferimento ai vari corsi di studio e fungono da vero e proprio supporto didattico. « Seguo i ragazzi nel recupero degli ofa (obblighi formativi aggiuntivi) di matematica, vale a dire debiti senza il superamento dei quali non è possibile dare un certo esame — spiega Bernardo Nannini, impegnato in un dottorato e tutor da due anni — . Mi è capitato di imbattermi in studenti scoraggiati, certi di voler mollare. Con ciascuno di loro si avvia un percorso di studio extra fatto di esercitazioni, ma anche un confronto psicologico laddove ce n’è bisogno. Il fatto di essere vicini alla loro età e di essere passati dalla “stessa barca” accorcia molto le distanze e rende il recupero più produttivo».

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