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Università: protesta precari ad inaugurazione “danno accademico”

Università – Non è un anno accademico, ma un “danno accademico”: questa l’accusa dell’Assemblea precaria universitaria di Firenze, che ha organizzato un’iniziativa di protesta stamattina all’esterno del Teatro del Maggio, dove si tiene la cerimonia d’apertura dell’anno accademico dell’Ateneo fiorentino.

L’iniziativa, con alcune decine di manifestanti che hanno aderito mostrando bandiere, cartelli e striscioni, è “contro il sottofinanziamento” dell’Università e “contro la riforma Bernini”: da qui il coro “Bernini, Bernini, sgancia i quattrini”, scandito più volte.
La riforma, secondo l’Assemblea, “moltiplica le figure precarie nell’Università, crea posizioni più flessibili e meno retribuite, estende la durata degli anni di precariato, scarica sul personale precario e sottopagato le conseguenze dei tagli, riduce ulteriormente tutele, diritti e rappresentanza del personale precario”. La Crui, accusano i manifestanti, “ha accolto ‘con favore’ il Ddl, perché introduce una ‘necessaria flessibilità'”, ma “a essere necessaria è la nostra ricerca, non la nostra precarietà, sottolineando che “il 56% del personale docente e ricercatore dell’Università di Firenze è precario”.

Alla protesta aderisce anche la Flc-Cgil, che chiede “la stabilizzazione dei colleghi precari”, e manifesta contro il Ddl 1660 “che criminalizza il dissenso e prevede l’obbligo di collaborare con i servizi segreti negli Atenei ed enti di ricerca”, contro i tagli al Ffo, e per il rinnovo del Contratto nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori “permettendo almeno il recupero dell’inflazione”.

“Risolvere il problema è difficile, anch’io sono stata precaria per dieci anni, quindi so che cosa vuol dire”. Lo ha affermato Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università di Firenze, parlando con i giornalisti che la interpellavano sulla protesta di oggi. Secondo Petrucci il problema esiste “per come è la struttura stessa dell’Università, che richiede molte persone che si occupano della ricerca”, e “il lavoro della ricerca è un lavoro che deve essere in qualche maniera provato, bisogna essere un po’ attenti”.
La rettrice ha spiegato che per risolvere la questione “basta avere più soldi, con più soldi si risolve tutto”, mentre con le attuali risorse dell’Ateneo “ci siamo impegnati il più possibile per cercare di dare una possibilità a una parte delle persone che potrebbero aspirare a entrare in maniera definitiva all’interno dell’Università. E’ chiaro che le risorse che uno ha sono quelle che sono disponibili, quelle che si possono sostenere col bilancio, e quindi noi quello che possiamo fare senza dubbio lo stiamo facendo e lo faremo, l’impegno c’è”.

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