Altre persone sentite come testimoni, perlopiù conoscenti, e autopsia effettuata all’istituto di medicina legale: così continuano a ritmo serrato le indagini della squadra mobile di Firenze sull’omicidio di Fulvio Dolfi, 62 anni, ucciso con decine di coltellate nella sua casa di via Rocca Tedalda, alla periferia sud della città, dove il cadavere è stato trovato il 16 luglio, diversi giorni dopo l’assassinio. Stabilire il momento dell’omicidio è uno degli obiettivi dell’autopsia.
Secondo le testimonianze dei figli – Dolfi era padre di quattro, nessuno viveva con lui – la vittima domenica scorsa era ancora in vita. Gli investigatori, secondo quanto appreso, si stanno concentrando sull’episodio e sulla vita personale del 62enne, ma non trascurano il contesto esterno. Il quartiere dove c’è stato l’omicidio ha una storia lunga e consolidata di ‘piazza’ di spaccio e traffico di stupefacenti, benché rispetto ad altre aree di Firenze siano più ridotte, almeno di recente, le segnalazioni di fatti di cronaca nera. La stessa vittima aveva precedenti specifici. Tuttavia ora è il momento di ricostruire lo scenario. L’assassino, o gli assassini (ancora non viene escluso che il killer possa esser stato più di uno), potrebbero aver fatto degli errori. Su questo la polizia scientifica sta lavorando sugli elementi raccolti nel sopralluogo del 16 luglio. Se sarà necessario verrà fatto un altro accesso all’appartamento, che è sotto sequestro, per ulteriori rilievi scientifici. Intanto il pm Fabio Di Vizio, titolare dell’indagine, sta predisponendo una serie di perizie tecniche, oltre quelle medico legali. Oltre al cellulare, per risalire ai contatti di Fulvio Dolfi verrebbero esaminati alcuni effetti personali.