“Se le scuole non hanno le idee chiare dovrebbero chiamare l’ufficio scolastico. Invece in Toscana si lascia un’interpretazione libera della circolare” sottolinea Valerio Pozzolini.
In Toscana, la situazione dei bambini sospesi dalle scuole perché non in regola con gli obblighi vaccinali, è “a macchia di leopardo”, oltre a quelli di Prato e San Giuliano Terme (Pisa), “sappiamo, ad esempio, anche di un altro caso a Carrara, ma tutto sta all’interpretazione e alla sensibilità che le segreterie scolastiche danno della circolare ministeriale. Per questo ci sono differenze anche tra le scuole di uno stesso comune”.
Lo sottolinea Valerio Pozzolini di Cliva della Toscana, Comitato per la libertà di scelta vaccinale, che riunisce oltre 3 mila famiglie a livello regionale. “Se le scuole non hanno le idee chiare dovrebbero chiamare l’ufficio scolastico – aggiunge -. Invece in Toscana si lascia un’interpretazione libera della circolare. Inoltre si richiede ai genitori della documentazione extra, non prevista espressamente. E’ una legge sbagliata e ingiusta, e la burocratizzazione la rende ancora più ingiusta.
Da tempo abbiamo chiesto un incontro all’ufficio scolastico regionale e alla stessa Regione ma ci ignorano”. Inoltre, dice ancora Pozzolini, “la legge coinvolge le Asl, che dovrebbero fissare dei colloqui informativi con i genitori. Le Asl non hanno però il tempo per svolgere questi colloqui. Alla fine, le scadenze valgono solo per i genitori che devono rimbalzare da un ufficio all’altro”. “Qualcuno dovrebbe poi spiegare che differenza c’è, in termini sanitari, tra un bambino non vaccinato che viene escluso, e un bambino non vaccinato ma che può andare regolarmente a scuola perché ha un colloquio fissato tra tre mesi – conclude il rappresentante del Cliva -. Se i bambini non sono in regola non vuol dire che siano inadempienti”.