Via Mariti un anno dopo. Era il 16 febbraio quando un crollo del cantiere Esselunga causò la morte di cinque operai. Oggi per Procura erano ben dieci le travi non a norma. Indagato in direttore dei cantieri strutturali, mentre l’Esselunga può chiedere di mettere in sicurezza l’area.
Un anno dopo tutto è rimasto fermo, congelato. Da quel tragico 16 febbraio, quando al cantiere dell’Esselunga crollò tutto e morirono cinque operai, la scena è rimasta identica. Gli abitanti del quartiere hanno ribattezzato via Mariti, via Dimenticata. Svettano ancora le due enormi gru, i nomi delle vittime sugli striscioni, con le scritte “non dimentichiamo” e la richiesta di farci un parco in quel luogo che doveva diventare l’ennesimo tempio del commercio. Il quartiere aspetta di ritrovare vita e vivibilità. Mentre l’inchiesta è arrivata ad un punto di svolta, a dir poco sconcertante. Per i pm che stanno indagando, ci sarebbero state travi di dimensioni sbagliate, pilastri fuori squadra, poco ferro per sostenerne il peso, ed altri – parole degli inquirenti – “errori macroscopici“. E – cose, se è possibile – ancora più grave, la consapevolezza di queste gravissime carenze che portò all’uso – citiamo ancora i pm – di “espedienti” per tenere insieme un cantiere pieno di difetti strutturali. Bisognava fare in fretta. E le ripetute, inutili ispezioni da parte del committente gettano su tutta la vicenda un’ombra ancora più grave. Ora risulta indagato anche il direttore dei lavori strutturali interni al cantiere, Marco Passaleva. Insieme a Carlo Merchiorre, responsabile dell’ufficio calcolo di Rdb.it Spa e ad Alfonso D’Eugenio, legale della stessa azienda. Si parla dell’impiego di personale non specializzato e non attrezzato a leggere le schede tecniche. Bisognava fare, bisognava fare in fretta. La tragedia di via Mariti era una tragedia annunciata, pagata con la vita di cinque persone e il sacrificio di un quartiere che è rimasto fermo, congelato ad un anno fa.