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Vicofaro: “Vengo dal Gambia, e vi scrivo”

Vicofaro Gambia

Lettera aperta ai firmatari della petizione sull’accoglienza di Vicofaro e a tutti i cittadini disponibili al dialogo.

Sono un ragazzo dal Gambia. Scrivo questa lettera anche a nome dei miei compagni rifugiati. Ho 20 anni sono in Italia da quasi tre ospite di don Massimo Biancalani, un uomo che merita onore, rispetto, perché amichevole con tutti. Voglio cogliere l’occasione per parlare della mia visione della vita, perché ci sono molte persone contro di noi, per la sua accoglienza qui, sia di giorno che di notte: è il momento giusto per noi di difendere noi stessi e il nostro eroe don Massimo.
Quello che stiamo affrontando qui non è giusto e pur sapendo tutti che non è giusto, stiamo tutti zitti. Prima di tutto vorrei parlare della petizione che è stata firmata un mese fa. Se sono davvero sicuri di quello che hanno firmato, penso che dovrebbero davvero mostrare le loro facce, e se lo faranno, lo apprezzerò davvero, perché mi piacerebbe parlare con loro. Vorrei dire a loro che non sono il futuro di questo paese. Devono pensare come insegnare ai loro figli che la vita e l’umanità sono importanti per il mondo di oggi. Voglio anche parlare per un vero dialogo un po’ a quelle persone che passano tutto il giorno su Facebook, Instagram, Twitter, ecc., che parlano contro di noi, ovunque si vada: Vicofaro Vicofaro Vicofaro.
Il tutto mi infastidisce così tanto, perché sembra proprio che stiamo facendo qualcosa di sbagliato nella nostra vita nel Centro di accoglienza, invece stiamo facendo una buona esperienza che non abbiamo mai fatto prima nella nostra vita. So al contrario che sono contro di noi perché siamo diversi insieme agli altri immigrati. Se dico: siamo diversi, non significa che siamo migliori di loro, intendo dire che le nostre attività sono diverse. Tutte quelle persone che pensano che sono razziste, io non li chiamerò razzisti, perché io non credo nel razzismo; ho imparato solo una razza a scuola e quella è la razza umana, quindi tutte quelle persone che si definiscono razziste, dico che non sono razzisti, hanno solo la mancanza di educazione, di vera cultura, simpatia. Perché per me, cultura significa rispetto dell’umanità, posso allora chiamarli ignoranti. Comunque voglio dire a loro che conoscere i nostri nomi come africani, non vuol dire che conoscono la nostra storia e sentire quello che abbiamo fatto, non significa che sanno quello che abbiamo passato. Penso che dovrebbero provare a camminare sotto le nostre scarpe prima di giudicarci, dovrebbero anche sapere che questo mondo non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di questo mondo. Se viviamo in pace senza violenza, il mondo potrebbe essere così bello, dobbiamo capire che siamo tutti cittadini del mondo a cui torneremo tutti e a cui apparteniamo. L’educazione è l’unico strumento che possiamo usare per cambiare questo mondo, in particolare l’Italia. Mi sono sempre sentito orgoglioso degli studenti di Milano e Firenze, quando ho visto la dimostrazione per i loro diritti, sì, perché loro sono il futuro di questo paese. Mi chiedo se l’Italia ricorda la sua storia dal 1861 al 1915, quando quasi 30 milioni di italiani dovettero emigrare. Se lo ricordate, allora viviamo con ciò che otteniamo, ma facciamo la vita con ciò che diamo. La terra è la madre di tutte le persone e tutte le persone dovrebbero avere uguali diritti su di essa.
Ci sono 12 cose che dobbiamo ricordare nella vita: 1) il giudizio è una confessione del carattere 2) La felicità si trova dentro 3) I sorrisi sono contagiosi 4) la gentilezza è libera 5) Il pensiero eccessivo ti porterà alla tristezza 6) Fallisci solo se hai smesso 7) I pensieri positivi creano cose positive 8) Il passato non può essere cambiato 9) Le opinioni non definiscono la tua realtà 10) Il viaggio di ognuno è diverso 11) Le cose migliorano con il tempo 12) Cosa gira intorno …non dimentichiamo le le parole di PAPA Francesco: chi sfrutta gli immigrati, risponderà a Dio. Nelson Mandela: Superare la povertà non è un compito di carità, è un atto di giustizia.

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