A causa del farmaco Talidomide usato a metà del secolo scorso per mitigare i fastidi della gravidanza, migliaia di bambini e bambine sono nati con difformità agli arti, come Lucia Bellini, senza una mano. Persone che a decenni di distanza continuano a vivere un’odissea burocratica
Lucia Bellini, di Pisa, 63 anni è una delle vittime del Talidomide, farmaco usato a metà del secolo scorso per mitigare i fastidi della gravidanza. I suoi danni sono stati registrati anni dopo con bambini e bambine nati con difformità agli arti, come Lucia Bellini.
“Sono nata prematura il 16 dicembre 1957, sono nata senza una mano. Non ho mai saputo perché era avvenuta una nascita così nessuno ne parlava sono sempre stati discorsi tabú”, ricorda Lucia Bellini, “Da piccola quando andavo a Bologna a farmi le protesi per la prima volta ho sentito dire che ero una vittima di quel farmaco. Nessuno ne voleva parlare”.
La talidomide, è un farmaco somministrato alle donne in gravidanza, tra il 1957 e il 1961, causando gravi malformazioni in migliaia di bambini e bambine nati senza arti.
“Quando avevo 50 anni ho saputo che avevo la Amelia, una sindrome che tendenzialmente è causata dal Talidomide”, spiega Lucia Bellini. Come lei, in migliaia continuano a vivere un’odissea burocratica.
La sindrome da Talidomide è stata riconosciuta nel 2005. Poi, c’è stata una legge la 244/2007 che riconosceva le vittime del Talidomide, solo per i nati dal 1959 al 1965, in seguito la 160/2016 ha ampliato alle persone del 1958- 1966: “È stata una legge fatta in maniera frettolosa, noi nati nel 1957 siamo rimasti fuori”, continua Lucia Bellini raccontando la sua odissea giudiziaria, “Abbiamo fatto una grande lotta. La legge 160/2016 ha previsto una articolo 21/ter che permette alle vittime nate prima del 58′ e dopo il 66′ e in quel momento il ministero della salute ha deciso che per i nati nel mio anno l’unica possibilità è quella di rivolgersi a un giudice”.
Adesso Lucia con gruppo di persone vittime del Talidomide sta portando avanti una battaglia legale a Pisa ed è in attesa della seconda udienza che dovrebbe tenersi nel mese di giugno per attivare l’accertamento medico e finalmente confermare la sua malattia.
La madre di Lucia ha rilasciato anche un’autocertificazione per confermare l’uso del talidomide in gravidanza e dovrebbe testimoniare al processo.
“Quello che chiedo da anni è solo essere visitata per sapere la verità, avere la certezza della mia malattia. In questi anni ho fatto per conto mio degli accertamenti ed è venuto fuori che ho delle caratteristiche ossee interne tipiche delle vittime da talidomide”, conclude Lucia Bellini, “Questa legge fatta così in maniera insensibile per le persone senza arti ha fatto in modo che continuiamo a vivere la strage da vecchi non è bastato farcela vivere da bambini”.