Dom 24 Nov 2024
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ToscanaCronaca"Kata è stata rapita per sbaglio"

“Kata è stata rapita per sbaglio”

A dirlo Esther, la nonna paterna di Kata leya, la bimba peruviana di 5 anni, scomparsa dall’ex hotel Astor a Firenze dal 10 giugno, secondo quanto riporta oggi La Nazione di Pistoia dove la donna vive insieme all’anziana che assiste.

“Volevano rapire un’altra bambina ed è stata presa per sbaglio: Credo che Kata sia stata vittima di uno scambio di persona”. A due mesi e mezzo dalla scomparsa della bambina,  Esther, la nonna paterna di Kataleya si dice convinta che il rapimento sia stato frutto di un equivoco.

“Sono sicura – che nessuno avrebbe mai fatto del male alla mia famiglia volontariamente. Siamo delle brave persone: mio figlio ha avuto una vita difficile, ma ha scontato la sua pena in carcere. E la famiglia di Katherine, mia nuora, è rispettata. Io non ho idea di cosa succedesse all’Astor, ma sono certa che Abel”, lo zio di Kata recentemente arrestato, “non c’entri niente” ha aggiunto la donna  secondo quanto riporta oggi La Nazione di Pistoia dove la nonna di Kata vive insieme all’anziana che assiste.

La nonna descrive Kata come una bambina “chiacchierona e piena di energia. Quando mi vedeva urlava sempre: ‘mami, mami'”. Quando l’ha vista l’ultima volta, l’8 giugno, era “bizzosa: si rifiutava di mangiare la cotoletta che avevo preparato e voleva solo il riso, il suo piatto preferito”, ma “era una gioia avere Kata intorno. Quando mio marito mi chiamò per dirmi che era sparita, qualcosa si ruppe dentro di me”. Suo figlio Miguel, riferisce in lacrime la donna a La Nazione, “mi ha confidato di volersi uccidere. Io gli ho detto di pensare alla sua famiglia, ma lui non riesce a smettere di torturarsi.

Mi chiede: ‘Dove eravate tutti quando è sparita la mia bambina?’ e io non so come rispondere. Nei giorni scorsi è svenuto perché non mangia più: è caduto in terra davanti al fratellino di Kata, terrorizzato”. “Mio figlio – racconta – ha conosciuto Katy quando avevano 12 anni. Ero molto amica della mamma di Katherine e, spesso, i ragazzi venivano ad aiutarmi al mercato, dove avevo un banco di frutta e verdura. Li ho visti crescere insieme e innamorarsi”. Purtroppo poi “il banco non fruttava più e non riuscivo a sostenere la mia famiglia. Decisi di andare in Italia e lasciai il mio lavoro a Miguel. Tuttavia, la situazione non migliorò e, nel giro di una decina d’anni, la famiglia di mio figlio finì per strada. A quel punto anche Miguel venne in Italia e si presentò con Katherine e un fagottino di sei mesi: Kataleya”. “Se solo non avessi dato così importanza al mio lavoro – conclude -, forse Kata sarebbe ancora qui. Ma sono fiduciosa nel lavoro degli inquirenti. Ci riporteranno la nostra nipotina”.

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