L’ex presidente del Senato recentemente uscita dal Pd per entrare in IV risponde alle critiche. ” Il mio malessere, non solo di cattolica, nei confronti della linea politica del PD risale a tempi non sospetti, addirittura ad un periodo anteriore alle scorse elezioni politiche, come da comunicazioni ufficiali che si possono rintracciare tranquillamente anche in rete”
“Sono bastate 24 ore per trasformare le reazioni dei vertici fiorentini del Partito Democratico alla mia decisione di uscire dal PD e di entrare in Italia Viva. I toni gentili e rispettosi di una scelta dei primi minuti si sono trasformati immediatamente in attacchi scomposti, per non dire sguaiati, che offendono non tanto la mia vita politica e personale, la cui coerenza è sotto gli occhi di tutti, quanto piuttosto il buonsenso e la lucidità, doti che un politico dovrebbe sempre tenere in gran conto” lo afferma l’On. Rosa Maria Di Giorgi, ex vicepresidente del Senato.
“Innanzitutto vorrei rinfrescare la memoria di chi mi attacca, ricordando loro che il mio malessere, non solo di cattolica, nei confronti della linea politica del PD risale a tempi non sospetti, addirittura ad un periodo anteriore alle scorse elezioni politiche, come da comunicazioni ufficiali che si possono rintracciare tranquillamente anche in rete” precisa di Giorgi. Che aggiunge “i miei detrattori dovrebbero poi ricordare che la mia decisione di correre in primarie per la carica di sindaco, una decisione politica e non personale, data non due giorni fa, come in maniera maldestra continuano a sostenere, ma a maggio, quindi ben 4 mesi (120 giorni) fa”.
“ Cosa è successo in questi mesi? Da una parte niente, dall’altra troppo. Niente perché di quella apertura al dibattito che io avevo chiesto non si è vista nemmeno una traccia. Anzi abbiamo letto commenti ispirati alla sufficienza ed all’autoreferenzialità, anche talvolta offensiva. Troppo perché la linea politica dell’attuale gruppo dirigente del Pd, come l’ultimo caso relativo alla quotazione in borsa della Multiutility dimostra in maniera lampante, si è fatta ancor più ondivaga, incomprensibile e soprattutto si è trascinata lontano anni luce dalla dimensione riformista cui io appartengo” prosegue Di Giorgi.
“E ancora, questo insistere sulla “strumentalizzazione” da parte mia del mondo cattolico per dire che il PD si occupa della vita vera, del lavoro, del salario, e che invece pochi esaltati, minoritari, di cui io sarei un esempio, si occupano di inizio vita, ossia “utero in affitto”, e “fine vita”. È così che si vorrebbe grossolanamente ed in maniera maldestra liquidare il tema dell’allontanamento di tanti cattolici dal PD, con una leggerezza che trovo sorprendente”.
“Mi sono chiesta in questi mesi perché tanta rabbia, tanta opposizione diffusa alla mia richiesta di primarie, ribadisco, solo richiesta di primarie, da parte del Pd fiorentino a vocazione Schlein e da parte del sindaco in carica. Le reazioni di questi giorni mi confermano che probabilmente sono proprio i temi politici ed estremamente concreti sul modello di amministrazione sviluppo della città che pongo da sempre a mettere in imbarazzo una dirigenza che ha scelto, per altro legittimamente, altre strade” sottolinea l’ex vicepresidente del Senato.
Che precisa “da ciò l’impraticabilità della mia richiesta di aprire il percorso della candidatura a sindaco. Perché probabilmente non si vuole un candidato autonomo, non dipendente dalla politica, (per il fatto che ho un lavoro) e quindi un po’ distante dai modelli che evidentemente si hanno in mente. “
“Queste reazioni scomposte, superficiali e liquidatorie mi confermano nella scelta compiuta. Si facciano qualche domanda in più. Abbandonino questa loro arroganza. Si pongano con maggiore umiltà nei confronti dei fiorentini. E soprattutto si rispettino le persone. Perfino in politica si può fare, e anche di questo si accorgono i cittadini” conclude Di Giorgi.