Dom 24 Nov 2024
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Cultura & SpettacoloAnish Kapoor a Palazzo Strozzi, l'apertura oggi al pubblico

Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, l’apertura oggi al pubblico

Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, l’apertura oggi al pubblico dell’attesa mostra ‘Untrue Unreal’. L’abbiamo vista in anteprima per voi.

Articolo di Viola Giacalone

“La tematica della mostra è l’oggetto vuoto, ma a me piacciono le contraddizioni. Quindi le opere che ho scelto di esporre sono piene, contengono riflessi, oscurità…” dice l’artista Anish Kapoor, alla fine della conferenza stampa sulla sua nuova mostra “Untrue Unreal”, che si inaugura oggi a Palazzo Strozzi. L’opera Void Pavillion VII, ad esempio, che si trova nel cortile del palazzo per il quale è stata appositamente costruita, è fatta per contenere il pubblico, e il vuoto, come lo concepisce l’artista. Ha l’apparenza di un gigantesco monolite bianco all’interno del quale si trovano tre ampie forme rettangolari vuote, da riempire col proprio sguardo e il proprio pensiero. Sono specchi dove scrutare l’abisso che abbiamo dentro di noi. Questo spazio scultoreo meditativo, è punto di inizio e di approdo per i visitatori della mostra e un invito a chi è di passaggio.

Introduce l’acceso e misterioso dialogo che Anish Kapoor ha instaurato con Palazzo Strozzi, che non è uno spazio qualsiasi ma un’opera in sé. “Questo dialogo tra oggetti e spazi diversi tra loro è un’interessante messa in discussione del centralismo dell’umanesimo” commenta Elena Pianea, Direttrice Beni, istituzioni, attività culturali della Regione Toscana. Lo scultore che ha rivoluzionato l’idea di scultura nell’arte, definito “artista degli opposti” indaga da sempre “gli effetti che i luoghi hanno sulle opere”. I lavori che ha scelto di esporre, opere storiche e recenti, si mettono in relazione con il contesto e lo manipolano, trasformandolo allo stesso tempo: a volte questo dialogo prende le sembianze di una “guerra dialettica” come sostiene il curatore della mostra e Direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi Arturo Galansino, altre volte opera e spazio ospitante si intendono.

Esempi di questo approccio sono le sculture Svayambhu, termine sanscrito per definire qualcosa che si genera autonomamente, e Endless Column,  riferimento all’omonima scultura di Brancusi: la prima è un monumentale blocco di cera rossa, che attraversa due sale di Palazzo Strozzi come un vagone ferroviario su delle rotaie, che fa somigliare la porta attraverso la quale passa a una ferita sanguinolenta. La cera è un materiale caro a Kapoor ma anche alla tradizione artistica fiorentina; anche nella seconda il pigmento rosso vivo straborda alla base e sul soffitto per suggerire che l’enorme colonna penetra la sala dal basso e la sfonda in alto per oltrepassare i limiti dello spazio fisico, trascendere.

Le opere riflettono sulla trascendenza, ma sono anche fisiche e umane, talvolta erotiche. Ogni oggetto sembra avere una vita a sé, irradia una luce propria, o concentra ombre e oscurità, come se i vari materiali si fossero dati una forma da soli. Nel dialogo tra questi elementi, rientra ovviamente anche l’esperienza del pubblico, che contribuisce a completare le opere che Kapoor vuole “aperte”, come quelle di cui parla Eco. Non a caso il catalogo della mostra uscirà solo dopo la sua conclusione (dopo febbraio del 2024), per includere foto che ritraggano i visitatori.

Da oggi a Palazzo Strozzi ci sono sale fatte di specchi che riflettono la nostra immagine e ce ne restituiscono una versione deformata e conturbante. Gli specchi ritornano costantemente nella produzione di Kapoor: ne ha messi in giro per tutto il mondo, e forse è proprio in quelle superfici magiche qui che si trova, in parte, il senso del titolo “Untrue Unreal”: “il gioco reale/ non reale e vero/non vero è un topos del nostro tempo. Qui in Italia e nel nostro mondo. Oserei dire che abbiamo perso il contatto con la realtà umana e con i nostri compagni, compresi i cento milioni che vagano per il pianeta come rifugiati” dice l’artista. Però non si dilunga, non spiega oltre, perché il ruolo dell’artista secondo lui è quello di farsi guidare dall’ignoto senza voler dare risposte, ma quello di continuare ad essere affascinati dalle domande piuttosto. Non resta che vedere la mostra quindi, e seguirlo in questo percorso. 

 

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