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ToscanaCronaca🎧 Caso Agliana: fermato il cognato della vittima, "ha agito per eredità"

🎧 Caso Agliana: fermato il cognato della vittima, “ha agito per eredità”

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🎧 Caso Agliana: fermato il cognato della vittima, "ha agito per eredità"
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Caso di Agliana: fermato il cognato dell’operaio tessile Alessio Cini, originario di Prato, trovato morto lo scorso 8 gennaio nel giardino della villetta dove viveva. L’accusa contestata a Daniele Maiorino, 58 anni, è di omicidio aggravato dall’aver agito con crudeltà.

C’è una svolta nelle indagini sulla morte di Alessio Cini, il 57enne operaio tessile di Agliana trovato carbonizzato dalla figlia l’8 gennaio nel giardino di casa sua. Nella notte è stato arrestato il cognato, Daniele Maiorino, di 58 anni, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla parentela e dalla crudeltà. Una parola che ricorre sempre più spesso, soprattutto negli omicidi famigliari, dove rintracciare l’origine di questa violenza di prossimità, sulla quale sono già stati versati fiumi di inchiostro e aperte rilfessioni su ogni media, non è facile. L’onda di ritorno non porta mai con se risposte definitive, ma fa rimabalzare maggioramente un’altra parola, “eredità”, per la quale un uomo, anche il più insospettabile, va a trasformarsi in un mostro. Homo homini lupus, per i soldi dunque, che rendono efferate le azioni, mai certa invece la salvezza. Nel caso di Maiorino la vicenda sembra essere arrivata al suo capolinea in tempi relativamente brevi, con gli investigatori, i carabinieri della compagnia di Pistoia, che hanno ascoltato i parenti, i vicini di casa e gli amici della vittima per poi concentrarsi sui filmati delle telecamere di videosorveglianza, documentato gli spostamenti delle persone, il rogo e l’esatta ora della morte, tra le 5.52 e le 5.59. Fondamentale si sarebbe poi rivelata un’intercettazione ambientale registrata all’interno dell’auto dell’indagato che pareva solito tenere conversazioni con se stesso, una sorta di solipsismo che gli non ha garantito evidentemente di rimanere isolato nella sua realtà distorta. Riferisce la procura che Maiorino “ricostruiva a voce alta i momenti di aggressione della vittima, le modalità della stessa, la causa mortale prodotta dall’aggressione, l’immagine del sangue e l’abbruciamento”. Di quella bravissima persona, così l’aveva definita pochi giorni fa alla Rai, che non aveva nemici. A parte lui, s’intende.

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