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La Chica a Firenze per l’unica data italiana!

Domenica 17 marzo, alle 19.00 al PARC Performing Arts Research Centre, nell’ambito della rassegna Mixité La Chica in concerto. Da Belleville a Caracas tra rabbia, poesia, magia e femminismo: la songwriter franco venezuelana per l’unica data italiana con l’ultimo album “La Loba”

Da un lato dell’oceano c’è l’America Latina, una terra intensa, piena di magia; dall’altro c’è Parigi, Belleville, spazio multiculturale, urbano. A connettere i due mondi, in un clash sonoro che spazia dai beat hip-hop a Debussy, dai ritmi afrocaraibici al doo-wop, c’è La Chica – al secolo Sophie Fustec – artista e songwriter franco venezuelana capace di innestare sapientemente suggestioni latine e sound urbano che sarà a Firenze per un’unica data italiana con l’ultimo album “La Loba”, lavoro intimo tra lutto, femminismo, rabbia e poesia, domenica 17 marzo alle 19.00 al PARC Performing Arts Research Centre di Firenze (piazzale delle Cascine 4/5/7) nell’ambito della 3/a edizione per Mixité – Suoni e voci di culture antiche e attuali, la rassegna live firmata Toscana Produzione Musica (TPM), centro di produzione musicale con lo sguardo rivolto alle sonorità del mondo.

Il progetto La Chica nasce nel 2015. “Avevo bisogno di tirare fuori dal corpo i miei sentimenti anche per motivi di salute mentale” racconta Sophie. E proprio questo è “La Loba”: un tributo sonoro e un rituale di definitivo distacco dal fratello, che ricorda come “compagno di strada e nell’arte”, oltre che un lavoro intimamente connesso con gli elementi della natura. La traccia che dà il titolo all’album richiama il potere ancestrale delle donne. “È un grido di energia e forza per connetterci al nostro lato selvaggio, alla nostra natura. Abbiamo il potere di rinascere e vivere. Dedico quella canzone a tutte le donne che sono state distrutte da una società e da un sistema che non è pensato per noi da nessun punto di vista”. È una canzone apertamente femminista, e Sophie l’ha creata pensando alla leggenda della Loba (in spagnolo “lupa”), della raccoglitrice di ossa. “È una storia che amo molto perché mostra che una donna viene chiamata “strega” quando possiede un potere che gli uomini non capiscono, e per via di questo potere spaventoso viene tenuta distante dalla società, emarginata. “La Loba” raccoglie le ossa dei lupi sui sentieri di montagna e nei letti prosciugati dei fiumi fino a ricomporne lo scheletro intero. A quel punto, cantando sulle ossa il suo canto sacro, ridà loro la vita”.

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