Tra i capiscuola del cosiddetto “shoegaze”, i Ride hanno pubblicato il loro 3° album dalla reunion del 2014. “Interplay“, uscito per Wichita Recordings presenta un gruppo che travalica definitivamente i confini del genere verso un electro rock anni ’80 venato di kraut rock.
I Ride hanno annunciato la pubblicazione del nuovo album “Interplay“, uscito il 29 marzo su Wichita Recordings / PIAS. Il disco, il terzo dalla reunion della band britannica datata 2014, arriva a 5 anni di distanza dal precedente “This Is Not a Safe Place” ed è stato anticipato dai singolo Peace Sign, Last Frontier e Monaco.
Tra i più influenti protagonisti dello shoegaze, forma di psichedelia inglese che tra la fine degli anni 80 e i primi 90 incrociava distorsioni noise-rock, suggestioni sixties e melodie dolci e sognanti, la band di Andy Bell ha costituito una sorta di ponte verso l’esplosione della scena britpop.
Provenienti da Oxford, i RIDE si formano nel 1988. Il gruppo era (ed è) composto da Mark Gardner (chitarra e voce), Andy Bell (chitarra e voce, poi bassista negli Oasis), Steve Queralt (basso) e Loz Colbert (batteria, poi con Jesus & Mary Chain, Supergrass e Damo Suzuki dei Can). Fin dagli inizi, sopratutto nei primi due album (Nowhere e Going Blank Again), si distinsero per un suono pop noise psichedelico inserendosi nel movimento che fu detto “shoegaze” (dall’abitudine dei musicisti in questione di “guardarsi le scarpe” durante i live, e che vedeva i capiscuola nei My Bloody Valentine) riscuotendo un ottimo riscontro commerciale e di critica. Dal terzo album il sound virerà verso un pop-rock di matrice sixties. Nel 1996, dopo un quaro album, la band si sciolse ufficialmente.
Dalla reunion del 2014 “Interplay” è il terzo album della band, ormai insieme più a lungo nella loro attuale seconda fase rispetto alla loro versione originale. Segue “Weather Diaries” del 2017 e “This Is Not A Safe Place” del 2019, che hanno presentato una delle band di chitarristi più lungimiranti della loro generazione a un pubblico completamente nuovo.
Prodotto dalla band con Richie Kennedy e mixato da Claudius Mittendorfer, collega tutti i punti della loro carriera, presentando un sound che resta essenzialmente chitarristico e sognante ma che poggia su groove ipnotici di matrice “kraut” e tappeti sonori e sequenze elettroniche che non possono non rimandare a Depeche Mode, New Order o Tears For Fears e Talk Talk.
E’ piuttosto curioso notare come, in una scena globale piena di band debitrici (Tame Impala, Beach House, DIIV), di loro coetanei ancora legati alla scena “shoegaze” (My Bloody Valentine, Slowdive), proprio nei giorni in cui il genere è tornato in voga tra i fan della Gen-Z tramite TikTok, i Ride invece se ne distanzino tornando invece ai suoni della loro “formazione”, quelli della pop wave dei primi anni ’80.
Noi intanto ascoltiamo con più attenzione “Interplay”, dei Ride, è infatti il nostro Disco della Settimana.