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Sab 5 Ott 2024
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Sollicciano: procura apre fascicolo su suicidio, Fedi in una lettera chiedeva condizioni umane

Sollicciano – La Procura di Firenze ha aperto un fascicolo sul suicidio del detenuto tunisino di 20 anni, trovato privo di vita giovedì 4 luglio in una cella del carcere fiorentino.

L’esame sarà eseguito all’istituto di medicina legale di Firenze dalla medico legale Rossella Grifoni e dovrà accertare se oltre a quelli dell’impiccagione, ci siano altri segni di violenza. Il giovane, in base a quanto ricostruito, giovedì pomeriggio si è chiuso nella cella, ostruendo la serratura con pezzi di plastica, e, in assenza del compagno, si è impiccato con le lenzuola. Gli agenti della penitenziaria hanno dovuto usare un flessibile per aprire la porta.

Il ragazzo, secondo quanto ricostruito, era arrivato in Italia ancora minorenne, nascosto in un camion. Accolto in una comunità per minori non accompagnati, aveva poi commesso piccoli furti e una rapina ed era stato condannato a scontare la pena nel carcere minorile di Firenze, ma una volta diventato maggiorenne, era stato trasferito a Sollicciano: sarebbe uscito nel 2025.

Non sosteneva le condizioni di vita nel carcere. Per questo era seguito dagli educatori e il difensore stava predisponendo un progetto formativo perché potesse eccedere a una comunità per terminare la condanna. Legatissimo alla famiglia, la mattina prima del suicidio, avrebbe dovuto parlare con la madre in videochiamata, ma poi l’appuntamento è saltato per un problema di linea telefonica.

Sarebbe stata la mediatrice culturale Fatima Benhijji,  presidente dell’associazione Pantagruel ha comunicare alla madre il suicidio del figlio.

Qualche mese fa il ragazzo assistito dal professore Emilio Santoro del centro di documentazione Altro Diritto aveva presentato un reclamo al Tribunale di Sorveglianza chiedendo il «ripristino delle condizioni di salubrità». Aveva denunciato la presenza di ratti nella sezione e nella cella, di cimici annidate nei muri e nei materassi, di mancanza di condizioni minime di igienizzazione, acqua gelida, muffa, umidità e infiltrazioni.

Alcune associazioni che si occupano di carcere stanno preparando un esposto alla Procura.

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