Si chiama Tess – Transizione energetica senza speculazione ed è una coalizione interregionale composta da 36 associazioni e comitati, nazionali e locali, “preoccupati per l’impatto delle nuove installazioni” di impianti eolici, su terreni agricoli e sulle aree naturali.
A darne notizia una nota congiunta di Italia Nostra sezioni Valmarecchia, Forlì, Cesena, Arezzo, Firenze), Wwf sezioni Rimini, Forlì-Cesena, I Cammini di Francesco in Toscana, associazione culturale D’là dé Foss, Crinali bene comune, Appennino sostenibile, schierate a difesa dell’Alta Vamarecchia e della Valtiberina, che annunciano il loro ingresso in Tess. Nel Montefeltro, si spiega nella nota, “sono 8 i progetti di impianti eolici per complessivi 58 aerogeneratori di grandissima taglia (dai 180 ai 200 m, due volte la torre degli Asinelli di Bologna) per i quali sarebbe necessario l’abbattimento di ettari di boschi”.
Progetti “presentati nonostante le aree di impianto siano in vincolo idrogeologico per le innumerevoli frane e dissesti che si verificano puntualmente in occasione degli eventi atmosferici di forte intensità sempre più frequenti. Gran parte di questi aerogeneratori sarebbero collocati in Toscana, ma al confine con Marche e Romagna, e il primo progetto, denominato Badia del Vento, è giunto alla terza conferenza dei servizi”: “Potrebbe essere autorizzato a breve dalla Toscana nonostante i pareri negativi di tutte le maggiori istituzioni dell’Emilia Romagna”.
Tess, nato dopo l’incontro il 6 settembre a Firenze tra rappresentanti di comitati e associazioni provenienti da varie zone della Toscana e della Romagna con l’assessore all’ambiente della Toscana Monia Monni “per discutere sulle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti eolici e fotovoltaici industriali”, nasce “dalla necessità di proteggere i territori dall’impatto devastante delle speculazioni energetiche attualmente in atto.
Gli incentivi miliardari destinati agli impianti rinnovabili, puntualmente scaricati sulle bollette degli italiani, da qui ai prossimi anni sono infatti destinati a danneggiare irreparabilmente il nostro paesaggio, le aree naturali e i nostri Appennini perché è su questi, anziché sulle aree realmente idonee (urbane, industriali, degradate), che agli investitori (non alla collettività e all’ambiente) conviene installare gli impianti”.