Gli affitti brevi si diffondono in Toscana e fanno aumentare i costi di vivere e abitare. In vista del G7 del turismo a Firenze, Cgil, Sunia, Federconsumatori e Progetto Firenze, incalzano il Governo e invitano la Regione a fare la propria parte dando più poteri ai Comuni: “la latitanza dell’esecutivo non sia un alibi”.
“Firenze si appresta ad ospitare il G7 sul turismo, l’ennesimo evento che ancora una volta rischia di concentrarsi unicamente sul marketing territoriale. Temiamo che i problemi resteranno fuori, insieme ai residenti agli studenti e ai lavoratori dei territori della città, che in quanto tali nessuno si perita di invitare, nemmeno come spettatori” lo hanno denunciato Cgil-Sunia, Federconsumatori e Progetto Firenze, che oggi hanno tenuto una conferenza stampa per presentare i dati dell’emergenza casa che, dalle città capoluogo, si sta spostando oramai in tutta la regione.
Colta dell’overtourism o se si vuole della turistificazione che leva case dal mercato e fa lievitare i prezzi degli affitti, fino a renderli insostenibili per le famiglie ‘normali’. Come risulta dallo studio realizzato dall’associazione Progetto Firenze in cui si dimostra come, dai condomini alle città, i costi imposti alle comunità toscane dal modello “live like a local”, con cui l’industria del turismo globale si è affermata ormai in tutta la nostra regione, siano già estremamente pesanti e causa di impoverimento diffuso, e si apprestino a divenire insostenibili.
In Toscana, i nuclei familiari in emergenza abitativa sono circa 220.000. La Toscana è la terza regione in Italia per le richieste di esecuzione della forza pubblica. Infatti, dopo la Lombardia con 15452, l’Emilia con 8538, segue la Toscana con 6902 richieste. Mentre per gli sfratti già eseguiti con la forza pubblica, la Toscana è quarta dopo Lombardia, Piemonte e Lazio, con 1925 sgomberi. Le domande fatte ai comuni toscani per contributo all’affitto per l’anno 2023 sono 7699 (le richieste escluse sono state 4798).
Le domande fatte ai comuni toscani per una casa popolare per l’anno 2023 sono 17699 (le richieste escluse sono state 4798). Gli alloggi di case popolari assegnati sono 1306 (di cui 979 per graduatoria, il resto per emergenza), con una soddisfazione del 6,3 dei richiedenti. Alloggi popolari sfitti sono 4682 (di cui solo 14% con manutenzione in corso). I costi degli affitti hanno avuto un incremento del 15% nei capoluoghi di provincia; un affitto medio per un bilocale è di 800 euro.
Il dato sostanzialmente nuovo che emerge dall’analisi dei dati del 2023 in Toscana è che l’alto numero di sfratti non si localizza solo nelle città capoluogo, ma si estende anche a molti comuni delle province, anche della costa.
Firenze e provincia, medaglia d’oro dell’emergenza abitativa, con 664 nuove convalide di sfratto, 2709 richieste di esecuzione 577 sfratti già eseguiti con forza pubblica
Pisa e provincia, medaglia d’argento dell’emergenza abitativa, con 249 nuove convalide di sfratto, 828 richieste di esecuzione, 222 sfratti già eseguiti con forza pubblica (7,5% in più rispetto al 2021)
Come uscirne? “La dolosa assenza di iniziative concrete da parte del Governo e del Parlamento non deve costituire l’alibi di Regione ed enti locali per non intervenire nei rispettivi ambiti di competenza per regolamentare il fenomeno” dicono Cgil Toscana e Cgil Firenze, Federconsumatori e Sunia della Toscana che da tempo sollecitano un intervento di revisione sulla normativa nazionale in materia di condominio, locazioni, fisco e soprattutto turismo in grado di governare e riequilibrare il fenomeno della proliferazione incontrollata degli affitti brevi. Innanzitutto servono una serie di modifiche ed emendamenti a due provvedimenti regionali: il testo unico del turismo regionale e la legge per il governo del territorio, meglio nota come “legge Marson”.
“Nello specifico il Testo Unico sul Turismo- dicono i promotori della conferenza stampa- abbiamo o proposto in Commissione un emendamento per corredare le finalità di regolamentazione contenute nel testo con gli strumenti urbanistici e di governo del territorio che già fornisce la legge Marson. Inoltre, per rafforzare ulteriormente questi strumenti, proponiamo anche una revisione alla stessa legge Marson con la previsione di due sotto-categorie all’interno della categoria d’uso turistico ricettiva, in modo da permettere la facoltà ai Comuni di distinguere in tutto il proprio ambito territoriale e senza automatismi di passaggio, l’uso residenziale proprio da quello a fini ricettivo extra-alberghiera, qualora la locazione breve non sia saltuaria. Ambedue le proposte di modifica consentirebbero ai Comuni di poter intervenire e regolamentare gli affitti brevi anche al di fuori di aree circoscritte come, ad esempio, le aree Unesco”.
Ma il grande assente, ribadiscono, è il Governo che, nella legge di stabilità 2025 non riporta alcun finanziamento e provvedimenti normativi finalizzati a mitigare il disagio abitativo subito da 1,9 milioni di famiglie italiane in condizioni di povertà assoluta. Zero euro per il contributo a sostegno degli affitti onerosi e per evitare la morosità incolpevole nel pagamento dei canoni di affitto e dei mutui prima casa; zero euro per finanziare la realizzazione di nuovi edifici di edilizia pubblica e per ristrutturare gli esistenti; zero provvedimenti normativi per favorire il ricorso ai contratti concordati di locazione ad uso di abitazione principale, per studenti e lavoratori fuori sede e per disincentivare, soprattutto nei centri urbani ad alta vocazione turistica, l’utilizzo di abitazioni in locazione temporanea”.
NELL’AUDIO lo speciale a cura di Domenico Guarino