Gio 12 Dic 2024
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ToscanaCronacaMedicina democratica: rischi sito Calenzano ipotizzati già nel 2020

Medicina democratica: rischi sito Calenzano ipotizzati già nel 2020

“Come prevedevamo già nell’ottobre 2020, è avvenuto stamani un incidente rilevante a Calenzano nei depositi Eni, alle porte di Firenze. Come evidenziavamo già nel 2020 a Calenzano risultano, dai dati ufficiali, eccessi di mortalità e morbilità rispetto alla Toscana: nei comuni di Calenzano, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio sono coinvolte oltre 100.000 persone in emissioni tossiche”. E’ quanto scrive in una nota, Maurizio Marchi, esponente di Medicina democratica a seguito dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano.

Medicina Democratica spiega di aver “confrontato i dati ufficiali di mortalità e ricoveri a Livorno e Collesalvetti con quelli di Calenzano e Sesto Fiorentino, notando diverse somiglianze. Spiccano la mortalità in eccesso sia a Calenzano che a Sesto Fiorentino per malattie dell’apparato respiratorio, mentre la mortalità per tumore del polmone è in eccesso sulla Toscana in tutti i quattro comuni esaminati, il peggiore è Livorno, poi Sesto Fiorentino. Spicca inoltre l’eccesso di mortalità per tumori nei quattro comuni esaminati, il peggiore è Livorno, seguito da Collesalvetti e da Calenzano”.

Per Marchi quindi è necessario “uscire dal petrolio. Mentre tutti in questo periodo parlano di salute e clima, nessuno muove concretamente un dito per proteggere la salute e fermare la devastazione climatica. I molti miliardi in arrivo dall’Ue sono l’occasione, forse irripetibile, per una svolta decisiva verso la progressiva fuoriuscita dai combustibili fossili e il passaggio all’idrogeno, nella mobilità e nella produzione di energia elettrica, idrogeno ricavato da energie rinnovabili”.

“L’entità dell’evento ovvero dell’esplosione denota un mancato intervento tempestivo dai sistemi di sicurezza interni e una impossibilità da parte degli stessi di affrontare l’evento. La morte di diversi lavoratori porta a individuare un evento estremo incontrollato o anche un evento verificatosi durante i primi interventi dei servizi di sicurezza interni. In ogni caso dimostra purtroppo una inadeguata protezione dei lavoratori stessi e insufficienti misure di sicurezza a loro dedicate”. Così, in una nota, Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina democratica.

Per Caldiroli “è pacifico che si è verificata una perdita di combustibile (in forma gassosa e/o liquida) in quantità considerevole che poi è stata innescata da qualcosa (banalmente anche da un impianto elettrico o una fiamma di qualunque genere) probabilmente nel corso del carico di autobotti, fase particolarmente delicata. Su quest’ultimo aspetto sarà fondamentale valutare la tipologia di carico (con sistemi ‘a proboscide’ dall’alto o mediante pompe e condotte chiuse) per valutare le necessarie misure per evitare la formazione di atmosfere esplosive ed il relativo innesco”.

In Italia, evidenzia, “gli impianti soggetti alla normativa Seveso sono ben 974 (in Toscana 54) l’impianto Eni è tra quelli a maggior rilevanza per il tipo e la quantità di sostanze infiammabili gestite. Tutti questi siti sono delle potenziali bombe se non correttamente gestita sia la fase di realizzazione come di quella di manutenzione degli impianti, nonché con il coinvolgimento degli enti locali (dalle prefetture, ai comuni ai residenti) per idonei piani di emergenza come pure per limitare la vicinanza di siti sensibili (ospedali, scuole) nei pressi degli impianti ed evitare la urbanizzazione in aree potenzialmente interessate da eventi importanti”.

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