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ToscanaCronaca🎧 Calenzano, un collega delle vittime: "Spero di tornare a lavorare qui"

🎧 Calenzano, un collega delle vittime: “Spero di tornare a lavorare qui”

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🎧 Calenzano, un collega delle vittime: "Spero di tornare a lavorare qui"
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Enzo Celentano guida le autocisterne e conosceva molto bene il collega Vincenzo Martinelli, la prima vittima accertata dell’esplosione verificatasi ieri al deposito Eni di Calenzano. Di lui, che aveva sentito al telefono poco prima del disastro, ha detto: “Non conosco persone migliori, un ottimo lavoratore”. Il deposito ENI, per il quale Celentano lavora dal 2003, serve una buona parte del territorio toscano, e oltre. “Speriamo di tornare qui a lavorare, ma temo che ci mandino a Livorno, e non sarà la stessa mole di lavoro”. 

Incredulo, con lo sguardo lanciato oltre la barriera di giornalisti assiepati attorno, come a voler ritrovare per un ultima volta il profilo dei colleghi rimasti vittime della tremenda esplosione verificatesi ieri nel sito di stoccaggio carburanti di Eni, nella zona industriale di Calenzano. Enzo Celentano è un camionista, come lo era Vincenzo Martinelli, la prima vittima di questa ennesima strage in un luogo di lavoro. Si erano sentiti poco prima al telefono intorno alle 8.45, amici da sempre, dipendenti della stessa azienda in appalto alla raffineria. “Sapevo già cosa fosse successo prima della telefonata della figlia, non sapevo come dirglielo”. Martinelli era al primo viaggio, doveva rientrare per un nuovo carico e proseguire poi verso Poggibonsi. Chi lo ha visto poco prima della deflagrazione ha riferito di aver notato l’autista fare un balzo indietro, come a voler schivare qualcosa che poi ha scatenato l’inferno e una catena di esplosioni che ha coinvolto almeno cinque autocisterne.

L’operazione di rifornimento “avviene in tutta sicurezza”, spiega Celentano, perché segue un protocollo rigido che obbliga gli addetti a lavorare senza dove temere il peggio. Anche se il rischio zero non esiste, Celentano parla di Martinelli come di un collega assolutamente esperto, che manovrava gli strumenti con perizia e responsabilità. “Tra l’altro – aggiunge il lavoratore – è una procedura che se non la esegui nel modo corretto, il macchinario non dà il consenso al caricamento del carburante nella botte”. Una routine, insomma, che non fa più paura, “quella si perde subito dopo la prima volta che si fa un mestiere del genere. Anche il camion, dopo un pò, diventa come la bicicletta”.

Un piazzale da oltre 100 postazioni, dove occorrono circa 25 minuti per il rifornimento. Un deposito che serviva buona parte della Toscana “e anche oltre”, precisa Celentano. “Speriamo – conclude – che lo sistemino, ma temo che ci mandino a Livorno, ma non sarà la stessa mole di lavoro, qui si lavorava. Questo è un bel deposito”. 

 

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