A Calenzano, i magistrati della Procura di Prato e gli investigatori dei Carabinieri hanno effettuato per la prima volta un sopralluogo tecnico affiancati dai consulenti chiamati a esaminare gli impianti industriali di ENI. Tra questi, periti esplosivisti ed esperti di impiantistica strutturale. Ha partecipato anche personale tecnico dell’Asl Toscana centro di Firenze. Sul posto anche il Sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, per ricordare le vittime a una settimana dal disastro.
Un sopralluogo ad una settimana esatta di distanza dall’esplosione che la mattina del 9 dicembre ha causato cinque morti e 26 feriti più ingenti danni materiali. Sul posto sono arrivati anche il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani insieme a rappresentanti della Giunta comunale per commemorare le vittime. “Stamani mi ha contattato una dei familiari interessato a riportare in Basilicata il proprio caro”, ha detto il sindaco rispetto ai funerali dei cinque deceduti nell’esplosione.
“I danni sono andati oltre 1 km” dal deposito Eni di Calenzano “oltre quanto ipotizzato negli scenari, il piano di emergenza inserito nel nostro piano della protezione civile prevede un massimo raggio di 200 metri di danni, invece sono stati oltre. Qualcosa sicuramente è stato sottovalutato, ci sembra evidente”. Così Carovani, che aggiunge: “Riguardo al deposito Eni di Calenzano “l’ultimo aggiornamento del piano di emergenza esterno risale al 2021, poi c’era un aggiornamento in corso. Da quello che so io Eni aveva già proposto l’aggiornamento, che era in corso di valutazione”. “Eni è ente proponente – spiega -, la prefettura di Firenze lo coordina e fa riferimento a una serie di professionalità”, “l’Eni ha ogni 3 anni l’obbligo di presentare l’aggiornamento del piano”, “l’amministrazione comunale recepisce nel proprio piano di protezione civile il piano validato a livello di prefettura”.
“Il piano del 2021 è quello che ho ed è quello che fa” testo, – prosegue – cui inoltre risulta che sull’aggiornamento triennale proposto da Eni “sostanzialmente le prescrizioni erano le stesse, c’era una certa continuità nella definizione dei profili di rischio e degli areali interessati”. “Il Comune partecipa alla discussione sul piano di sicurezza per le zone industriali o siti a rischio” ma “non ha le condizioni e competenze interne per esprimere una valutazione – ha specificato il Sindaco -, il Comune si attiene” alle indicazioni che vengono decise, “ci sono competenze e professionalità” preposte alla redazione del piano di sicurezza, “la prefettura attiva un pool di esperti”. “Non sono un tecnico, non so dire quale è la distanza , ma rileviamo che i danni sono stati a oltre un chilometro”, “noi dal punto di vista urbanistico abbiamo tenuto una bella distanza già dal 1965 rispetto agli insediamenti residenziali. Il piano regolatore di Calenzano del 1965 delineò che lo sviluppo residenziale andava oltre 500 metri a nord, dopo non ci sono stati altri insediamenti residenziali”, costruzioni di abitazioni. “Si riteneva” che il deposito” fosse compatibile con insediamenti industriali, questo sì”.
“Vogliamo rivedere questa collocazione” del deposito Eni a Calenzano “da un punto di vista urbanistico. E’ evidente che questi siti non sono compatibili, ci sono 220 imprese intorno, non ci sono le condizioni”, “c’erano evidenze di rischio incendio ma non pensavamo di vivere vicino a una bomba. Un aspetto che inquieta noi e le imprese qui, e poniamo il tema per una soluzione diversa”. Poi, Carovani suggerisce che il sito “potrebbe diventare un hub delle rinnovabili, Eni è protagonista dell’energia”, potrebbe fare “una riconversione, i 17 ettari possono essere una centrale fotovoltaica da 14 megawatt”.
Il 23 dicembre si terrà un consiglio comunale per discutere di tutte le questioni sollevate dall’esplosione. Tra i temi all’ordine del giorno anche una valutazione sull’eventuale costituzione dell’ente come parte civile.